Ott
5
Trasparenza nelle procedure. Un imperativo
Tra poche settimane l’Università Statale di Milano designerà il nuovo Consiglio di Amministrazione. Si tratta di una procedura nuova, prevista dalla legge di riforma dell’Università , che per la prima volta obbliga gli atenei a prevedere elementi non nei ruoli universitari (quindi definiti esterni) all’interno del Consiglio di amministrazione.
L’Università degli Studi di Milano ha deciso che, degli otto componenti il Consiglio di Amministrazione, quattro saranno esterni e quattro interni (la legge impone almeno tre membri esterni).
Io mi candido a essere uno dei quattro membri interni e, trattandosi di una procedura che deve essere accompagnata, come prevede la legge, dalla massima pubblicità , non vedo alcun motivo per tenere segreta la mia partecipazione. Beninteso, si tratta di una candidatura che dovrà passare il vaglio di una commissione di pre-selezione, quindi potrei anche ssere ritenuto non ideoneo dai cinque saggi che il Senato accademico della Statale ha nominato su proposta del Rettore e che dovranno “scremare” le tante domande pervenute. Ma, vada come vada, credo che quando si tratta di cariche all’interno degli organi di governo di una istituzione pubblica, quale è l’università , non si debba indulgere a forme di riservatezza che paiono, più che una difesa della libertà di scelta della commissione, una difesa della tanto esecrata e combattuta autoreferenzialità dell’accademia italiana.
Spero di cuore che anche gli altri colleghi che si candidano ritengano opportuno fare la stessa scelta. La strada per rendere l’università pubblica veramente tale passa anche da piccoli gesti di trasparenza e di impegno, presi pubblicamente e pubblicamente testimoniati.
Di seguito il curriculum vitae e la dichiarazione programmatica allegati alla domanda.
Dichiarazione del candidato Piero GRAGLIA2